A tu per tu con Lucia Ceruti
Oggi intervistiamo la chitarrista ritmica dei 2ndS OUT!, Rock Cover Band del Novarese con tre anni di attività alle spalle e decine di serate live all’attivo, a dimostrazione che ci si può divertire portando nei locali i grandi classici del genere, dagli anni ’70 ad oggi.
Chi è Lucia Elisabetta Ceruti?
Lucia Elisabetta è una ragazza nata 47 anni fa a Monza, che non ha mai smesso di sognare e di tirare fuori i suoi sogni dal cassetto.
A che età è nata la tua passione per la musica e soprattutto cosa ti ha spinto a scegliere di fare la chitarrista?
Farei un discorso un po’ più ampio. Da mio padre, pittore e grafico pubblicitario, ereditai la passione per tutte le forme d’arte. Alla scuola elementare, venni iniziata alla poesia da un’insegnante dotata di una sensibilità artistica straordinaria. Alla scuola media, ulteriore fortuna fu quella di avere come insegnante di musica il maestro Franco Reitano, fratello del grande Mino Reitano. Quanto al suono delle chitarre distorte, fece irruzione nella mia tenera vita il giorno in cui venni affidata ad un babysitter appassionato di musica Heavy Metal. Per intrattenermi, era solito piazzarmi davanti alle casse dello stereo, che sparavano a mille la canzoni di Van Halen, Iron Maiden, AC/DC, Ozzy Osbourne… Che dire? Fu amore a primo orecchio! Frequentavo ormai le superiori, quando mia madre mi negò il permesso di iscrivermi ad un corso di chitarra rock. In quegli anni, si riteneva che le brave ragazze potessero seguire solo corsi di cucina o di taglio e cucito. Vissi qualche anno non vedendo l’ora di trovare lavoro. Col primo stipendio comprai una chitarra elettrica usata ed iniziai a studiare lo strumento da autodidatta, militando nel classico gruppetto punk. In pari periodo, ebbi l’opportunità di prendere lezioni da Frank Rider, chitarrista del noto gruppo milanese Love Machine, maturando un approccio più tecnico con la materia.
Questa prima parentesi musicale si chiuse negli anni novanta. Nella custodia riposi la chitarra e, con essa, il mio sogno. Lì rimasero per sedici anni, come fuoco che cova sotto la cenere, sino al giorno in cui decisi di rimettermi in gioco. Riprendere in mano lo strumento, dopo tanto tempo, fu una sfida veramente appassionante!
Volendo formare una rock band, pubblicai il più classico degli annunci. Decisiva fu l’adesione di Federico De Benedetti, chitarrista solista, che diede fiducia al mio progetto e mi affiancò nella selezione dei rimanenti componenti del gruppo.
Ecco la formazione definitiva e il profilo Facebook dei 2ndS OUT!:
Daniele Brandoni – Voce
Federico De Benedetti – Chitarra solista
Lucia Elisabetta Ceruti – Chitarra ritmica
Alessandro Savoini – Basso
Simone De Benedetti – Batteria
www.facebook.com/2ndsoutband
La tua musica che messaggio vuole trasmettere?
Sono una persona estremamente positiva e socievole. A mio giudizio, la buona musica è un collante sul fronte delle amicizie. I legami nati sotto questa insegna sono forti e sopravvivono a tutto.
Progetti futuri?
La promozione della band è sempre una priorità, perché, specie nel nostro genere, il contributo del pubblico è tutt’altro che secondario, nel decidere la riuscita di una serata.
Guardando al futuro, oltre ad essere concreti, bisogna anche saper sognare. Sarebbe bello evolvere in un gruppo che componga musica e calchi grandi palchi. In realtà, le qualità non ci mancherebbero. Per tre quinti, i 2ndS OUT!sono composti da artisti semi-professionisti o professionisti. I fratelli De Benedetti, con i loro Frozen Sand (prog metal band), pubblicano inediti discografici ottimamente recensiti dalla critica e Daniele Brandoni è attivo sui palchi teatrali.
Cosa ne pensi di tutti questi ragazzi che rischiano la vita per farsi iselfie? È cosi importante apparire?
Ogni persona è un caso a sé. Lo stesso gesto può muovere da motivazioni opposte. Non sempre questi casi estremi sono indizio di esibizionismo, superficialità, incoscienza. Talvolta vanno letti come manifestazione di disagio, di carenza affettiva o, perché no, di deficit educativi.
C’è un artista con cui sogni di lavorare?
Questa me l’hai servita su un piatto d’argento: vorrei lavorare con Alice Cooper, che, notoriamente, alla chitarra, predilige le ladies.
Rispetto al passato ci sono molti programmi per ascoltare e comprare una singola canzone, mi riferisco ad Apple Music, Spotify o Deezer. È più facile divulgare la propria musica, oppure le case discografiche hanno lo stesso potere?
Indubbiamente, al giorno d’oggi, la musica è diventata quanto mai fruibile. Comunque, l’eccesso di fruibilità e la sterilità delle fonti di approvvigionamento privano l’appassionato del piacere che si aveva nel maneggiare il vinile, nel fare fisicamente l’acquisto, nel recarsi in edicola per comprare le riviste specializzate che pubblicizzavano le uscite discografiche e le tournée. Certo, in tutto ciò, c’era lo zampino delle case discografiche, però il pubblico non ne aveva la percezione. A mio giudizio, il loro tramonto ha lasciato un vuoto, nel senso che è venuto a mancare chi faccia selezione ed investa, anche nei generi di nicchia.
C’è qualche musicista o gruppo al quale ti ispiri?
All’età di 14 anni, quando iniziai a prendere la piega rock anche a livello di immagine, fui oggetto di curiosità. A chi mi domandava, appunto, a quale eroina mi ispirassi, rispondevo: “Tina Turner!”, ed aggiungevo: “ Quando avrò 50 anni, sarò come lei!”. E devo dire che, a questo punto, ce l’ho quasi fatta!
Cosa significa per te avere talento?
Il talento, inteso come inclinazione naturale, è scritto nel DNA. Può e deve essere affinato, attraverso lo studio e l’esercizio, ma, essenzialmente, o ce l’hai o non ce l’hai. Parlando di musica, ed in particolare del genere rock, quello che fa la differenza sul palco è il carisma espresso durante l’esibizione, che va oltre la tecnica. Nel vocabolario inglese si parla di attitude, che è il modo di essere dell’artista.